lunedì 16 maggio 2011

“Coltivare le connessioni” nel nostro orto della conoscenza ed il rischio del vuoto digitale.

Ci ho messo un po’ prima di scrivere riguardo a “Coltivare le connessioni”, testo scaricabile liberamente da QUI (link diretto al documento).
L’ho trovata una lettura interessante che consiglio non solo agli addetti ai lavori in campo Informatico e di Comunicazione, ma un po’ a tutti perché è vero che oramai lo “stare on line” fa parte della nostra vita quotidiana, non solo in ambito lavorativo, ma sempre più sociale.
Mi permetto di estrapolare dei passi ed in primis una frase che a mio avviso riassume un po’ tutti gli argomenti trattati:

“Siamo unicamente noi con le nostre azioni che possiamo dar valore agli strumenti, di per sé né buoni né cattivi”

Verissimo! E applicabile in ogni campo della nostra vita. Ma vorrei fare anche l’avvocato del diavolo, partendo da questo:

“…. I giovani non stanno così tanto online perché sono scapestrati o degenerati, ma perché così fanno i cittadini della società della conoscenza … “

Sono molto d’accordo su ciò e credo che sia importante “affrontare la novità in modo positivo”, ma penso anche che bisogna essere cauti e stare in guardia.
Una decina di giorni fa circolava su carta stampata e digitale la notizia di un test dell’università del Maryland su mille universitari di tutto il mondo lasciati per 24 ore senza cellulari, web e tv: quindi un bel taglio a tutte le connessioni. La notizia la potete leggere direttamente a questo LINK al sito di Repubblica.
Non voglio gettarmi in una filippica sull’impatto delle nuove forme di comunicazione, ma portare l'attenzione su quanto sia importante stare molto attenti sul rischio che le nuove connessioni non finiscano per intrappolarci.

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